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L’influenza francese sui prezzi energetici europei

La situazione francese quanto a lungo potrà influenzare i prezzi europei e italiani? Quali le politiche energetiche future?

 

Dalla seconda settimana di ottobre 2016, il fermo di 21 reattori francesi nucleari su 58 per una verifica delle strutture dei reattori nucleari stessi, ha causato l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica in Europa e in Italia. L’Italia infatti importa dalla Francia il 13% della domanda complessiva annuale di energia elettrica e la Francia stessa acquista energia nella borsa elettrica italiana. Questa combinazione ha portato i valori della borsa elettrica così come i forward dell’energia elettrica, in special modo per il primo trimestre 2017, ad aumenti importanti. La situazione energetica in Francia è caratterizzata da un ricorso quasi assoluto all’energia elettrica, e questa si basa per più del 75% dalla produzione nucleare. Per oltre quarant’anni, l’utility di stato EdF (Electricité de France) è stato il colosso mondiale dell’energia nucleare. Questa strategia “tout électrique, tout nucléaire” è lungi dal garantire l’indipendenza energetica, poiché le riserve di uranio sono in calo e il suo costo nei prossimi decenni è previsto in aumento. Essa ha inoltre l’effetto di rallentare la transizione verso l’uso più frequente delle fonti rinnovabili, cosa che ha prodotto un ritardo rispetto ai vicini europei. Va infine sottolineato come l’obsolescenza delle centrali nucleari francesi sia un problema più grave di quello attuale del fermo dei reattori.

Lo scorso mese la Francia è stata coinvolta nelle elezioni presidenziali e i candidati avevano idee molto diverse sul futuro energetico francese. In generale tutti i candidati erano favorevoli alle rinnovabili e contro le fonti fossili, ma è proprio sul nucleare che le opinioni risultavano discordanti. Il nuovo presidente, Macron (En Marche – centro) vuole chiudere tutte le centrali a carbone entro 5 anni e, in linea con la transizione avviata da Hollande, vuole ridurre il peso del nucleare dal 75% al 50% entro il 2025.

Va poi fatta un’osservazione riguardante la competitività tra le imprese europee: il nucleare francese, sostenuto politicamente fin dagli anni settanta, fino ad ora ha permesso alle imprese francesi di disporre di energia a buon prezzo. Mantenere intatta la quota di elettricità prodotta dal nucleare risulta molto difficile e, probabilmente, qualsiasi scelta politica sarà presa comporterà un allineamento dei prezzi francesi con quelli italiani.

Questo rappresenta un bene per la competitività delle imprese italiane ma influirà, al rialzo, sui prezzi dell’energia elettrica in quanto i mercati europei (Francia, Italia e Germania su tutti) sono direttamente connessi.