Anche se il prezzo dell’energia è drasticamente diminuito è importante non trascurare gli investimenti nell’efficienza energetica
In soli sei mesi l’effetto combinato di due fattori ha modificato radicalmente lo scenario economico europeo. L’euro si è deprezzato del 14% ed il petrolio è passato da un valore medio di oltre 105 a valori inferiori ai 50 dollari al barile, con la prospettiva di scendere ancora. L’attuale squilibrio tra domanda e offerta, lo scontro tra Arabia Saudita e USA per il più competitivo shale oil (petrolio estratto da rocce bituminose) ed il potenziale aumento della domanda dei paesi emergenti, sono tutti elementi che alimentano la guerra dei prezzi. Nelle prossime settimane non è da escludere un potenziale rimbalzo del mercato, che potrebbe spingere il prezzo del petrolio a quota 60-70 dollari a barile per poi raggiungere un assestamento del prezzo medio per il 2015 previsto attorno ai 50 dollari.
La politica a favore delle rinnovabili non ha ancora portato il prezzo dell’energia elettrica del nostro paese in linea con quello nel resto d’Europa e del mondo. L’Italia è, infatti, un paese con una dipendenza da energia di importazione ancora superiore all’80% e per questo risente molto delle variazioni delle quotazioni petrolifere. Vi è un importante utilizzo del gas nella produzione dell’energia elettrica, che ha prezzi legati, in parte, a quelli del greggio. Le quotazioni all’ingrosso dell’energia elettrica, trascinate dal crollo del prezzo del petrolio, sono sensibilmente diminuite: da valori medi di 51 €/MWh del 2014 a 45 €/MWh di gennaio 2015. Un calo più che significativo pari a circa il 12%. Resta molto probabile una possibile ripresa entro metà dell’anno con conseguente aumento dei prezzi. Nel caso di deboli nevicate invernali, l’apporto di energia idroelettrica verrà a ridursi e sarà motivo di un presumibile aumento dei prezzi nel 3° e 4° trimestre 2015. Altro fattore importante è l’incerta questione dell’interconnessione con la Sicilia, che dovrebbe invece contribuire a far calare i prezzi in Borsa: lo start-up è previsto ad aprile 2015.
Se non fosse per il rischio di deflazione, potrebbe sembrare che l’attuale scenario economico europeo favorisca l’aumento degli utili delle piccole e medie imprese, soprattutto quelle manifatturiere ed esportatrici verso USA e altri paesi emergenti. È, infatti, prevista una crescita netta dei profitti aziendali compresa tra il 7 e il 13% per tutte quelle aziende che non rientrano nel settore energetico, chimico o minerario, quest’ultime, invece, soffrono per questa rapida discesa dei prezzi.
Sembra quasi che la stagione dei saldi non sia ancora terminata per il petrolio. A fronte di una notevole riduzione dei costi di approvvigionamento energetico, una delle conseguenze più negative sarà il possibile calo di interesse di molte aziende ad investire nel settore dell’efficienza energetica dei propri stabilimenti. Un freno che presto o tardi ricadrà negativamente sulle aziende italiane che, di fronte ad un futuro rialzo del prezzo dell’energia, si ritroveranno nuovamente impreparate a gestire efficientemente i propri consumi.In conclusione, l’investimento nel settore dell’efficienza energetica rimane fondamentale per innescare dei meccanismi virtuosi e per permettere alle imprese di avere impianti e prodotti concorrenziali anche in futuro.
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