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Prezzi dell’energia elettrica e costi emissioni CO2

Nell’ultimo anno appare sempre più forte la correlazione fra i due costi

 

Nell’ultimo anno le quotazioni dell’energia elettrica sono sensibilmente aumentate. Le cause sono molteplici e sono dovute agli elevati prezzi di carbone e petrolio, alle tensioni internazionali riguardanti Iran e Corea del Nord, all’aumento dei costi del gas naturale, ai problemi mai risolti delle centrali nucleari francesi e alla ripresa economica. C’è però un altro fattore che ha sostenuto i prezzi (spot e futures) dell’energia elettrica: i costi per la CO2.

I produttori di energia elettrica e gli impianti che si occupano di cattura, trasporto e stoccaggio di CO2 devono approvvigionarsi sul mercato delle quote necessarie per coprire il proprio fabbisogno di emissioni. Questo avviene tramite aste, meccanismo di assegnazione delle quote di emissione valide per adempiere agli obblighi dello European Union Emissions Trading Scheme (EU ETS), il principale strumento adottato dall’Unione europea, in attuazione del Protocollo di Kyoto, per ridurre le emissioni di gas a effetto serra nei settori energivori. Dal 2013 il collocamento a titolo oneroso tramite asta è il meccanismo per l’assegnazione delle quote, salvo eccezioni legate alla tutela della competitività dei settori manifatturieri sui mercati internazionali.

Il GSE è il responsabile del collocamento delle quote di emissione italiane sulla piattaforma comune europea.

Per molti anni i costi si sono mantenuti sotto i 10 € a tonnellata di CO2 e, addirittura, la crisi economica nel 2013 aveva fatto crollare i prezzi a 3 €/t. A febbraio di quest’anno è stata approvata una riforma dei meccanismi del mercato EU ETS (sistema europeo di scambio delle quote di emissione) che sarà valida fino al 2030. La riforma, che vuole disincentivare le emissioni inquinanti, stimolando quindi gli investimenti in efficienza energetica e fonti rinnovabili, abbassa il tetto alle emissioni e prevede di ritirare il surplus di permessi generati durante gli anni di crisi.

In seguito alle nuove regole, il mercato sta già scontando queste modifiche e i prezzi sono aumentati in maniera molto veloce per i seguenti motivi:

 

• previsione che l’offerta dal prossimo anno si possa ridurre;

• modifica delle strategie di acquisto che sono diventate più complesse;

• speculazioni di nuovi soggetti che sono entrati nel mercato come le banche e i fondi di investimento speculativi che stanno facendo scorta di autorizzazioni per il futuro;

• volontà della Commissione europea di raggiungere gli obiettivi europei di efficienza e fonti rinnovabili attraverso l’aumento dei costi.

 

Si riportano i seguenti grafici per comprendere visivamente quanto affermato:

 

1. GRAFICO N.1 – andamento delle quotazioni futures energia elettrica fino all’anno 2021;

2. GRAFICO N.2 – costi spot CO2 (prezzi spot dal 2013 al 2018);

3. GRAFICO N.3 – costi futures CO2 per i prossimi anni fino al 2021.

 

 

 

 

Come si può notare, i costi della CO2 dal 2013 sono aumentati da 5 a 25 €/t e, nell’ultimo anno, gli aumenti della CO2 hanno coinciso con l’aumento delle quotazioni futures dell’energia elettrica. Visti i valori futures della CO2, si può ritenere che difficilmente tali costi caleranno nel breve periodo.